Fabio Porta (Pd): "Serve una missione in Venezuela per liberare al più presto gli italiani"

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Fabio Porta (Pd): "Serve una missione in Venezuela per liberare al più presto gli italiani"

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Foto Ansa

Il colloquio

C'è bisogno di superare divisioni politiche, rafforzare il dialogo diplomatico con il leader venezuelano e mettere in moto un intervento urgente per ottenere il rilascio dei connazionali ancora detenuti a Caracas, tra cui Alberto Trentini, dice il deputato del Pd eletto dagli italiani all’estero in America Latina

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Sono stati liberati in Venezuela Américo De Grazia e Margarita Assenzo, resta dentro Alberto Trentini, e restano dentro anche altri cittadini italiani. “Un anno fa a Caracas l’arresto del giornalista e politico italo-venezuelano Biagio Pileri”, ha ricordato in un comunicato Fabio Porta: deputato del Pd eletto dagli italiani all’estero in America Latina, e da sempre tra i più impegnati sui problemi venezuelani. “Non dimentichiamo i nostri detenuti in Venezuela”, esorta. Il comunicato della Farnesina alla liberazione di De Grazia e della Assenzo è sembrato attribuirsi meriti. Mi pare che voi come opposizione lo abbiate criticato. “Noi del Pd stiamo all’opposizione, ma in questo momento abbiamo chiaro che l’interesse principale è la liberazione dei detenuti. Non vogliamo fare polemiche, ma soltanto collaborare. Abbiamo salutato positivamente la designazione come inviato speciale da parte della Farnesina di Luigi Maria Vignali, tra l’altro persona che stimo e conosco personalmente, perché da otto anni è anche il direttore generale per gli italiani all’estero. Ma ciò non toglie che siamo anche rammaricati per qualche errore che è stato fatto sull’organizzazione del suo viaggio (Vignali era volato a Caracas i primi di agosto per negoziare ed era stato respinto, nda). Personalmente ho seguito soprattutto la vicenda di De Grazia, ho incontrato più volte la figlia, ho accettato di essere padrino su richiesta dell’Istituto Casla della sua detenzione, ma non faccio un comunicato per attribuirmi il merito della sua liberazione”.

La liberazione dei 13 prigionieri politici era stata annunciata qualche giorno fa da Henrique Capriles Radonski, il leader di quella parte minoritaria dell’opposizione che non solo ha partecipato alle ultime elezioni, ma si sta dichiarando contro il possibile intervento militare americano contro il Venezuela. Una mossa di Maduro per rafforzarlo? “Una interpretazione possibile. Ma proprio per questo la cosa importante è che tutte le possibilità di trattativa per Trentini vanno comunque approfondite. A ottobre ci sono pure scadenze importanti che potrebbero essere utilizzate, dalla Conferenza Italia-America latina alla canonizzazione a Roma di un santo venezuelano. Purtroppo, il Venezuela nell’attenzione dell’opinione pubblica tende a essere trascurato rispetto ad altre emergenze come Palestina e Ucraina, nelle quali non ci sono però così tanti italiani detenuti”. Ma quanti sono esattamente? “Sono stati fatti vari numeri: dodici, undici, ventidue... Neanche l’ambasciata riesce a saperlo, per effetto della complicatissima situazione”. Per Trentini ci sono tre scenari: riconoscimento politico della legittimità della rielezione di Maduro, che però dovrebbe essere decisa da tutta la Ue; i 2,1 miliardi di debiti che la la compagnia petrolifera statale venezuelana Pdvsa ha con l’Eni; la situazione penale del faccendiere di regime Alex Saab, che dopo essere stato liberato dall’America in uno scambio è ora ministro, e della sua consorte italiana Camilla Fabri, che pure ha avuto un incarico ufficiale. Ma non possono tornare in Italia, dove hanno interessi.

“Credo che neanche Maduro si aspetti un riconoscimento. Però, conoscendo certe suscettibilità latinoamericane, probabilmente si aspettavamo una interlocuzione a un livello un po’ più alto. Anche gli Usa, che sono il governo in questo momento più lontano da quello di Caracas, se devono mandare un inviato speciale mandano un esponente del governo. Anche Eni può avere un ruolo importante: non dimentichiamoci che Trump ha mandato le navi da guerra, ma dopo aver rinnovato la licenza a Chevron. Il terzo punto non dipende solo da governo e Parlamento, ma sappiamo che dall’altra parte c’è una disponibilità a chiedere qualcosa. Forse si è perso troppo tempo a non andare a verificare. Secondo me bisogna organizzare una missione, e mettere in campo anche le personalità che in questi anni hanno mantenuto un rapporto col Venezuela. Mettendo da parte le divisioni politiche: in questa fase dobbiamo avere come obiettivo la liberazione di tutti i detenuti, a partire da Alberto Trentini che è un ragazzo che passava quasi per caso dal Venezuela e che è veramente assurdo che continui a rimanere in galera”.

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